venerdì 29 luglio 2011

Nove e dieci (luglio)


Certo,  sarà difficile citare la "due giorni" di Siena chiamandola con le date della sua realizzazione (come si fa con  "il 13 febbraio", data a cui si attribuisce la "maternità" di quello che è accaduto dopo): se non altro per la sua lunghezza.

Io lo chiamerò "l'incontro di SNOQ" (almeno duemila donne in una sessione di lavoro, in cui si è anche riso, ballato, cantato e saltato) e questo acronimo sta per SENONORAQUANDO,  realtà promotrice e motrice.

Dentro, una rete di donne sorta dal nulla, i Comitati locali nati spontaneamente (dopo appunto il 13 febbraio), un comitato promotore nazionale, un'auto-gestione e auto-finanziamento completi , una città ospitante, una  femminile e senese catena solidale, che ha offerto gratuitamente duecento (200!) posti letto,  un'organizzazione perfetta che prevedeva video, collegamenti internet, altoparlanti che permettevano anche di ascoltare muovendosi, pasti  a prezzo calmierato, uno spettacolo notturno sotto lo stelle con un impeccabile e folle  quartetto d'archi tutto al femminile, letture, lacrime e risate.

Devo frenare l'entusiasmo per poter fare un'analisi comprensibile ma, nella mia percezione, è stretta la  congiunzione fra la razionalità delle lucida gestione professionale delle sessioni di lavoro e l'allegria colorata dell'invasione di Piazza del Campo al tramonto da parte di questa multicolore folla di donne, con palloncini (rosa), bolle di sapone e una vera banda musicale; le donne- sandwich  con i cartelli che formavano la domanda della due giorni : SENONORAQUANDO? e il boato "ADESSO!" punto esclamativo compreso.

Frastornati stranieri mi hanno chiesto,  incuriositi :  "What is it? What happens?" e io ho risposto: "women, we are women....!" Mi sembrava sufficiente, poi ricordando che forse potevano  non aver chiara la nostra condizione ho aggiunto: "women's pride!" che forse, avendo un'assonanza con il gay pride, un'eco l'avrebbe risvegliata ..... 

Si, c'ero anch'io. A febbraio no, mentre a Siena ho aderito con slancio.

Sui motivi del no ho scritto un lungo post.

Sui motivi del si, la spiegazione è che mi è parso subito, dalle notizie lette, dalla lettura del blog omonimo http://senonoraquando13febbraio2011.wordpress.com/ dai contatti con le organizzatrici, che fosse uno di quei fenomeni di potente autoconvocazione in cui passano sempre più le scelte politiche importanti, come è accaduto per i referendum,  e persino per gli irrituali risultati delle recenti elezioni.

Provo a sintetizzare:
  • un'organizzazione di lavoro autentica, seria, 3 minuti 3 per gli interventi di tutte, assicurati da un'implacabile trombetta e da implacabili coordinatrici che toglievano la parola a chiunque, politiche comprese, intervenute con le altre secondo l'ordine di iscrizione. Solo così sono riuscite ad intervenire 140 donne, peraltro accreditate negli ordinati tavoli predisposti alla bisogna
  • tutte le generazioni rappresentate, moltissime giovani e giovanissime, molte di età intermedia (una  accanto a me si è autodefinita "diversamente giovane" e mi è sembrato interessante), molte anziane, molte vegliarde.  Standing ovation per Lidia Menapace, per altro molto giovane lei pure
  • la riflessione prende molte strade, lontane da quella dell'uso del corpo (centrale invece a febbraio) : il lavoro anzitutto, quello che c'è e quello che non c'è; le dimissioni richieste in anticipo per maternità; la precarietà specifica femminile; bilanci di genere negli organi elettivi; congedi obbligatori di paternità; quote.        
E' un'autentica assemblea politica, in cui è molto presente l'indicazione verso una "inclusione", che qui assume il significato di "trasversalità dell'appartenenza politica" . Un percorso su cui per altro (e vivaddio!) si litiga, moderatamente, ma si litiga.
L' 'inclusione"  ha però sostituito l'ecumenismo di febbraio, e mi sembra un bel passo verso la costruzione di un "qualcosa" che vuole essere strutturato, organizzato, autonomo.

Da qui i fischi a tutte,  in misura diversa, ma proprio a tutte le politiche intervenute, che paiono sempre lontane, e sempre paiono evocare appropriazioni indebite e fuori tempo massimo di traguardi e proposte altrui.
Sono invece recuperate come "veicolo" di istanze, la cui agenda deve essere dettata però dalla famosa "base" la cui trama è qui fatta dai comitati locali di SNOQ: 120 finora.

La seconda giornata di questa festosa assemblea politica gira tutta attorno a questo tema fondamentale: come organizzare e dare forma a tutto ciò?

Altra innovazione (che a me personalmente fa molto piacere): è una docente universitaria a tirare le conclusioni, finalmente un'elaborazione intellettuale finalizzata, utile, immediata (e non mediata).

E allora: SNOQ è un soggetto politico, che attraverso un percorso politico ("usando il veicolo"  delle donne in politica e con alleanze appunto inclusive) intende determinare le scelte della politica.

Mi sembra un bel salto.

Le donne che si impegnano e sono uscite allo scoperto sono stufe di sentir definire "carsiche" le loro organizzazioni, le loro iniziative: vogliono essere visibili e riconoscibili.

E non per parlare solo di "conquiste" e obiettivi "femminili"; no, vogliono -e sanno - interloquire con l'agenda politica ed economica, col contesto di risorse scarse, di costi crescenti, in cui i pochi diritti acquisiti sono sempre messi in crisi.
Le donne hanno capito che occorrerà lottare molto,  non solo per poter incidere sulle decisioni  ma anche per modificare i criteri stessi di assunzione di quelle decisioni.

Mi è sembrata davvero una consapevolezza nuova, fondata su una sicurezza nuova, di cui molte cose fanno parte: abbiamo competenze maggiori, età e appartenenze diverse, ma il patto è, stavolta, fra donne, che affrontano temi di conflitto senza separarsi fra loro, che "includono" rispettando le diversità, pur di ottenere risultati.

E' una grande scommessa, che andrà al più presto verificata, dalla resa della struttura organizzativa (già a novembre ci sarà un nuovo appuntamento)  al raggiungimento di risultati e obiettivi, anche di breve e medio termine .

Nel web e nei circoli l'entusiasmo è altissimo, sulla convinzione che  SENONORAQUANDO?

giovedì 7 luglio 2011

Il libro "Cuore" è sempre con noi


Qualche sera fa c'è stata una rissa in un rione romano che guarda il Colosseo.

Il rione ha conservato le ottocentesche  strette vie che hanno ricalcato il reticolo della antica suburra, secondo la logica urbanistica prevalente a Roma, per cui nulla si crea e nulla si distrugge.
Il luogo ideale per una rissa, nell'assenza totale del doveroso controllo del territorio, soprattutto di un sabato sera alcolico come ormai è abitudine anche da noi. 

In questa rissa, nata e cresciuta sull'esigenza di picchiarsi e niente altro -  nessuna provocazione, nessuna vendetta, nessun motivo politico -  un giovane musicista  è stato ridotto in coma e tuttora la sua vita è sospesa, in un ospedale: forse sopravviverà, forse no.

Uno di quelli che hanno partecipato a ridurlo in quel modo  è un bambino vivacissimo e strafottente, dagli occhi neri, lo sguardo e l'andatura da furetto: è venuto a casa mia a giocare con gli altri compagni di scuola  passandomi di corsa davanti come una freccia, e quando gli ho detto: "...beh?" "eh...beh,ciao, Mamma di M!" mi ha risposto, abbassando lo sguardo, una dozzina di anni fa.

Frequentava le elementari in un istituto privato e gestito da suore, con mio figlio e con tanti altri bambini della stessa zona, ma già allora era un bambino uguale e diverso dagli altri : molto aggressivo, reagiva picchiando, e molto sveglio e vivace.

Il suo ambiente familiare era decisamente più difficile di quello degli altri; pure, mi sembrava un bambino amato e seguito, a suo modo.

Ma qual è il modo giusto?

Era molto invidiato dai suoi coetanei perchè lontano parente di un giocatore di serie A, parentela di cui ovviamente era fierissimo e per la quale poteva indossare la maglietta da calcio col suo nome con molto più "diritto" rispetto agli altri piccoli Totti  e finti Maldini in formato mignon.
 
A me era simpaticissimo, mi piaceva la sua intelligenza pronta, come la lingua, e il suo ritrarsi veloce quando lo si fissava.

Un pomeriggio orribile, quando il percorso scolastico stava per finire,  le religiose che gestivano la scuola ritennero loro dovere convocare le famiglie, compresa la sua, per soddisfare le richieste di qualche genitore, disturbato dalla sua aggressività.

Fu orribile davvero, un processo in pubblico, in cui erano le suore a distinguersi per la loro rigida intolleranza e il desiderio di espellere quel corpo estraneo, quel bubbone fastidioso che tanto sporcava il lindore della scuola.

Fui proprio io, che allora mi interessavo agli studi sull'inclusione, e avevo molte più illusioni, a fare un intervento, davvero appassionato, appunto sulla grande opportunità che abbiamo di includere; sulla ricchezza e la gestione della diversità, sul ruolo dell'educazione e dell'apprendimento reciproco...

Fui convincente perchè ero commossa e indignata, e a volte le emozioni trascinano per contagio, se non per  razionale convinzione.
Funzionò.

Quello che in quel momento serviva, cioè non escludere il bimbo, cacciandolo via da noi, avvenne.
Il piccolo "Franti" rimase con gli altri "Enrico" che popolavano la scuola.

L'ho poi perso di vista, sommerso come tutti dalla vita e dagli impegni; sapevo ogni tanto dai racconti di mio figlio, che lo incontrava appunto nel quartiere,  che non aveva seguitato negli studi come tutti gli altri, e un po' lavorava  nel locale di sua madre, un po' giocava al calcio.

E' riemerso così.

Le foto non le ho viste, ma ho letto le sue dichiarazioni che i quotidiani hanno riportato, e mi hanno riportato anche la sua voce, intatta, di quando si giustificava dicendo: ..."gli ho dato solo 'du pugni!"  però quando l'altro bimbo piangeva, piangeva lui pure ed era addolorato davvero, e diceva che gli era scappata, che non voleva, che gli dispiaceva, e "non ti eri fatto male, vero?,  mai più, mai più...."

Non  so niente di questa dozzina di anni trascorsi, ma non c'è stata nessuna inclusione, evidentemente.

I falsi calciatori  in miniatura sono tutti all'Università, e hanno diligentemente seguito il loro destino di "Enrico" della classe.
Anche il piccolo calciatore vero, il furetto intelligente, non è stato in grado di sottrarsi al suo di destino, di "Franti" appunto, che aveva trovato già scritto davanti a sé.