martedì 3 maggio 2011

Vivere fra i beati



Ieri l’altro Papa Giovanni Paolo II, da soli sei anni defunto, è stato alacremente nominato “beato” dal suo successore Benedetto XVI.

“Finalmente beato!” strillava da un’edicola un giornale; forse si poteva renderlo beato ancora da vivo?

“Il Papa Santo! Il Papa Buono!”

In questo Paese, che quasi mai ha il senso della misura, del ritegno, del basso profilo, forse semplicemente della realtà, (per non ricordare il ridicolo), osserviamo una ricomparsa (forse“riapparizione”?) di riti pagani, forti anche in una religione come quella cattolica.

Dopo aver assistito alla santificazione di Padre Pio, secondo me il più rapido ritorno alla religiosità medievale degli ultimi tempi, credevo che l’attuale Papa, studioso, riservato, contenuto, proseguisse su un altro percorso, ma evidentemente è davvero difficile capire, per chi cattolico non è.

Certo, sono lontani i tempi in cui un Papa, Paolo VI, si interrogava, senza maiuscole né tournée in tutto il mondo, sul rapporto “… che vogliamo e dobbiamo avere con gli atei, persone che, nobilmente pensose, si interrogano sull’esistenza e sulla spiritualità, e con cui dobbiamo dialogare …”

Il dialogo con gli atei è pallidamente proseguito per altre vie, non certo papali né curiali; in compenso abbiamo assistito, in questi anni del pontificato polacco, ad esibizioni di una “religiosità muscolare”; al silenzio sulle reali sofferenze degli ultimi;  alla negazione della cura e della prevenzione di malattie come l’Aids in Paesi in cui è la prima causa di morte, mentre il primo messaggio papale – appena giunto nelle terre più miserabili, forte e chiaro - è stato sempre l’assoluto, perenne divieto di contraccezione, senza esclusioni, nemmeno per salvare la vita alle donne ….

Quante saranno le africane, convinte anche da questo messaggio, ora sottoterra?

Per carità, teniamoci sul leggero, anzi per pensare ad altro guardiamo i manifesti, che sembrano stendardi imperiali, col porpora e oro cesareo, lungo il percorso dei Fori appunto, il Colosseo, la Via sacra.
C’è scritto “Damose da fa’, semo romani !” e mi pare perfetta, un’icona doppia.

Icona del populismo del pontificato di Wojtyla , dell suo ammiccamento da poco prezzo.
Ricorda le lepidezze del prete che riunisce in canonica la domenica bambini e genitori : qualche calcio al pallone nel campo spelacchiato, qualche pacchetto di biscotti scaduti avanzati dalle calze che i bravi parrocchiani portano alla Befana.

Icona dell’idea di cultura della destra al potere, la destra de’ noantri, porchetta e becerume: la rappresentatività di un papato lungo un trentennio, condensata in una frase dal senso incerto, in compenso di sicuro la meno comprensibile da parte di uno straniero.
Però era quella in cui si faceva riferimento, anzi si ammiccava, a Roma .


Mi torna alla mente, come sempre e sempre più spesso, Flaiano: il più sulfureo e perfido cantore della volgarità della capitale, lui che fu sceneggiatore di Fellini, lui che abitò fra Montesacro e Ludovisi, lui che a trenta anni dalla morte rimane il più ironico, amaro, attuale.

Tornasse ad atterrare il suo "marziano a Roma"  … passerebbe anche stavolta dall’atterraggio al Pincio alla partecipazione a una giuria di artisti, a chiacchierare con Carlo Levi e Alberto Moravia, a essere ricevuto dal Papa, fra gli ultimi, il “signor Kunt, di Marte?"
Mino Maccari disegnerebbe e scriverebbe di lui : “O Roma o Marte!” ?

Certamente no, non esistendo più simili persone; forse andrebbe a “Porta a Porta” a dire la sua su Bin Laden e gli USA;  forse ammirerebbe il plastico della sua astronave.

Forse anche stavolta sarebbe “inchiodato sull’asfalto dal concerto di diavoli” che lo assalirebbe col suono fragoroso delle pernacchie, dopo aver gridato forte: “A marziano!...” ; forse, anche stavolta i fotografi a Ciampino gli direbbero; A marzià, te scansi…?

Certamente, anche stavolta, sarebbe ricevuto dal Sindaco in Campidoglio, che “…. si coprirebbe di ridicolo, parlando di Roma maestra di civiltà. Ci sono stati dei colpi di tosse, ma la gaffe era irreparabile.
Quando gli hanno offerto il diploma di cittadinanza onoraria, il marziano ha detto poche parole; ci aspettavamo maggior impegno da parte sua…..”