venerdì 18 giugno 2010

Valori d'uso, valori di scambio

Alcune sere fa ho partecipato a Roma a un ricevimento in un' Ambasciata di un Paese straniero presso la S. Sede. L'occasione è il conferimento di un'onorificenza a un docente universitario italiano, nell'ambito dei lunghi rapporti intercorsi fra alcune università dei due Paesi, rapporti di studio, di scambio culturale. Il Paese straniero è molto popoloso e in crescita, era nell'ex blocco sovietico, ormai da tempo è pienamente nell'Unione Europea.

La sede - non distante dal Campidoglio, ma in una piccola e strettissima via appartata e segreta, che non avevo mai visto -è in un palazzo del pieno Rinascimento: i soffitti a volta delle scale sono affrescati con grottesche policrome, bellissime, che sovrastano gradoni bassi, fatti apposta perchè possano salirci i cavalli, montati da nobili, o piedi di cardinale, inguainati in comode, morbide pantofole...

Che i gradoni molto bassi avessero queste finalità l'ho appreso non a Roma, città di palazzi nobili, ma a Napoli, città di palazzi nobilissimi. In tempi lontani anch'io ho vissuto in uno di questi , disegnato addirittura dal Vanvitelli, architetto della Reggia di Caserta, che nel "mio" palazzo aveva sfoggiato molto della sua potenza immaginifica, con scale elicoidali doppie su ogni piano, specchio l'una dell'altra, e un gran portone nel centro, loro punto d'incontro, dove io regolarmente rimanevo bloccata; ma questa è un'altra storia.

In Ambasciata invece tutte le porte erano aperte, arredi e tappeti importanti ma consueti, da casa altoborghese; solo le numerose immagini cattoliche e qualche stendardo con l'aquila indicavano le origini .

La cerimonia del conferimento onorifico è breve, i ringraziamenti del premiato sono invece lunghissimi. Siamo tutti in piedi, è l'ora di cena e un illuminato tavolo imbandito attende in un salone, più in là si intravvede una terrazza profumata e colorata da molti fiori, appena illuminata da qualche fiammella.

L'ambasciatore interviene con garbo per sollecitare il premiato a concludere, sviando i complimenti alla sua persona. E' stato Presidente del Consiglio del suo Paese, è professore universitario ma con estrema naturalezza, grande gentilezza e familiarità verso tutti gli ospiti, spinge verso la cena, spiega i piatti che ci attendono, ne traduce i nomi.

Ovviamente delega ai camerieri, ma gestisce, coordina, va di qua e di là, sostiene le conversazioni, si accerta che tutti siano a proprio agio.

Il massimo lo raggiunge però quando io, incuriosita dal colore e dal sapore sconosciuti di un zuppa - e in compagnia di una professoressa con le stesse curiosità, altrimenti mai avrei osato - chiedo cos'è, cosa c'è dentro. Una domanda rivolta a nessuno in particolare, che si potrebbe fingere di non aver sentito e nulla accadrebbe, nessuno si offenderebbe, nemmeno io.

L'ambasciatore lì vicino invece si blocca, e minutamente ci spiega gli ingredienti, la loro composizione ... ci manca solo che ci riferisca quanto costino nei due mercati, quello del suo Paese e il nostro. Da lì iniziamo una conversazione sulle verdure, sulle ricette e cucine di tradizione, ma dopo un po' la sua presenza è richiesta e si allontana. Anch'io gironzolo - ciotola di zuppa in mano - e quando torno sento la sua voce impegnata in un'analisi dotta e dettagliata di assetti istituzionali.

Quando, stanchi, decidiamo di congedarci, a tutti i costi vuole accompagnarci alla porta personalmente, come fanno le brave padrone di casa.

Già, perché l'Ambasciatore è un'Ambasciatrice, e l'Ambasciatrice al femminile è una realtà rara quanto quella di Presidente del Consiglio al femminile .

Probabilmente mi fa velo un pregiudizio positivo, ma nella mia vita ho conosciuto alcune donne molto importanti in campi diversi: managers, docenti universitarie, commediografe, musiciste, consulenti aziendali, politiche, imprenditrici, attrici, scrittrici, architette: alcune di gran successo, alcune miliardarie...tutte, ma proprio tutte se il caso, in grado di passare, e pure volentieri, dalla "capacità di creare valori di scambio alla capacità di creare valori d'uso": un'espressione sintetica e molto efficace , ma marxiana, perciò oggi desueta.

Insomma, Presidenza del Consiglio e zucchine ripiene; previsioni econometriche e candeggio sbagliato. Non solo pampers e badanti però, l'expertise non necessariamente si divide fra costo del biberon e cura dell'Alzheimer : non è cioè soltanto l'eterna attitudine (?) o destino delle donne alla cura.

Può essere infatti anche il costo delle ultime ballerine Tod's o la spiegazione dell'efficacia di una crema "testata su di me" - come mi diceva un'amica che è ricercatrice dello staff del premio Nobel Levi Montalcini - e accompagnava l'informazione con una dotta disquisizione chimica sui radicali liberi e sulle micro-gocce di reagente usate in laboratorio per gli esperimenti da pubblicare, micro-gocce che, fra le loro possibilità , hanno pure quella di distruggere irrimediabilmente i collant della ricercatrice stessa.

Sono certa che le stesse micro-gocce possano distruggere anche i calzini maschili dei collaboratori dello stesso premio Nobel, ma dubito che qualcuno di loro lo direbbe: è cioè la capacità di mescolare l'alto e il basso, e il basso non sempre è meno importante...

Le donne sono diverse.
Lo so, non è un'affermazione rivoluzionaria, ma anch'io, che pure a questo genere appartengo, sono riuscita a stupirmi piacevolmente (tanto che ancora ne ho memoria) di quello che mi disse una professoressa, qualche anno fa.

Mi aveva invitata a presentare una relazione al congresso biennale dei fisici italiani; io avrei parlato di politiche formative, ma si può immaginare un contesto più tecnico e formale? Nel congresso lei aveva un ruolo centrale, nonchè un curriculum di vera scienziata e anche di vera donna di potere nella corporazione universitaria.

Le telefonai appena sbarcata dall'aereo, per sapere come raggiungere il campus universitario sede del congresso, e lei mi disse che un' automobile era pronta per prelevarmi, ma il tempo era meraviglioso ed era un vero regalo dopo tanta pioggia... forse avevo voglia di passeggiare prima sul mare, fermarmi a guardare un palazzo rinascimentale (ricordando un mio rapido accenno di chissà quando) o qualche vetrina? insomma "fare qualcosa di piacevole per me, prima di chiudermi in un bunker con la luce elettrica anche di giorno?" testuale.

Nutro forti, fortissimi dubbi che un suo collega maschio avrebbe ricordato, anche a se stesso, che in quella città c'era il mare.

2 commenti:

  1. Eppure il cameratismo maschile esiste eccome, e non si limita alle consorterie per spartirsi il potere, ma si estende anche agli aspetti ludici (calcio, donne, tanto per citare le prime cose che mi vengono in mente...). I club storicamente sono "cosa di uomini", dove spesso alle donne non è neanche consentito entrare, e dove si mescola "gioco" e "lavoro". Anzi, la socialità femminile - non per colpa nostra - qualche volta è un po' difensiva (scambiarsi consigli su come star meno male).
    Ciao, Mara

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  2. A me è successo qualcosa di analogo in Finlandia. Invitata dal Governatore della Banca Centrale - donna - ad un aperitivo offerto ai partecipanti di una Conferenza. La "Governatrice" ci aspettava sulla porta per darci il benvenuto e, quando presa da impegni istituzionali è dovuta andare via, ci ha salutati girando per la sala e scusandosi (nonchè accertandosi che il vino servito fosse di nostro gusto!) Si intrattenne un pò di più con me visto che avevo in braccio la mia bimba di 18 mesi: non parlammo di pannolini ma della sfida della conciliazione....lei era divorziata con 3 figli!!!!!!!!!

    Ora che ti ho scoperta, non ti lascio più!
    Marcella

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