lunedì 2 maggio 2011

Matrimonio a Corte


In compagnia, pare, di 1 miliardo e 999.999.999 persone – come avranno fatto a contarle? – ho veduto il matrimonio del futuro re d’Inghilterra ieri l’altro, su quotidiani on line e tv, quasi tutto in differita, avendo impegni all’ora giusta, con mio grande rammarico.

E non è solo la considerevole compagnia avuta che me lo fa dichiarare.
E' l’incanto di una cerimonia perfetta e gentile, rassicurante pur nella massima pompa;  in quanto a questo non credo esista possibilità alcuna di inscenare spettacoli più scenografici di quelli che gli inglesi sanno rappresentare da secoli:  matrimoni, funerali, parate, col loro essere visionari e disciplinati, stravaganti e organizzati, perfetti nei modi e nei tempi.

Io sono anche fra quelli che, grati, ritengono che la Gran Bretagna ci abbia salvati dall'aggressione  dall' "Orco corso”, e anche in questo sono in buona compagnia: la sala da pranzo della "Apsley House", a Londra, che affaccia direttamente su Green Park, splendida residenza donata al Duca di Wellington dopo la vittoria a Waterloo, è colma di doni meravigliosi e preziosi offerti dai  numerosi e riconoscenti governanti europei, che avevano la mia stessa opinione.

Ritengo anche che - certo con buone alleanze - la Gran Bretagna ci abbia salvati pure dal nazismo e dal fascismo. A leggere ora i dispacci conservati, sempre a Londra, nell’ex gabinetto di guerra di Churchill di fronte il Parlamento, si  prova imbarazzo, dato che si parla di popolazioni liberate dall'oppressione fascista, non certo di popolazioni fasciste per un ventennio....ma questo, come la riflessione sull'attuale stato della nostra democrazia, porterebbe lontano.

Il matrimonio, dunque, perfetto e splendido spettacolo coloratissimo, con i rossi prevalenti, fra giacche da alta uniforme, palloncini di bambini, trombe e cavalieri.
Le folle erano enormi, strabocchevoli e ridenti, cosa c’è di meglio ?

Di meglio può esserci lo “street party” e infatti c'erano, in tutta la capitale, da Brick Lane, ex malfamatissimo quartiere multietnico, a Downing Street: tutti hanno mangiato in tavole apparecchiate, stavolta con colori patriottici, quello che tutti avevano  preparato e portato; e poi giochi per bambini, bevande alcooliche e non, bandierine, couscous e muffins assieme, sfidando, come persino il "Sole 24"ore ha ricordato, "il tempo incerto e il cinismo degli indifferenti".

Un modo allegro e civile di mostrare il loro community spirit,  un coinvolgimento generale, fra carrozze e landò, che solo una monarchia millenaria e il suo forte legame con i cittadini può evidentemente realizzare senza sfiorare il ridicolo.

Due cose mi hanno in particolare colpita:
la spontaneità di giovani che pur sotto lo sguardo di miliardi di occhi e il peso della regalità, innata o acquisita, conservavano la semplicità di quelli che potrebbero essere i nostri figli, nipoti, cugini : i due fratelli che chiacchierano scherzosi fra loro andando all’altare; i nubendi che si scambiano sorrisi e parole d’intesa quando qualunque protocollo matrimoniale, anche borghese, non solo quello reale, lo vieta …

E poi la meravigliosa, antica, eterna, innata eleganza che davvero sembra indistruttibile, lontana le mille miglia dallo sbracamento, dalla volgarità, dall’approssimazione, dall’ignoranza che ai nostri giorni, sotto le “nostre” latitudini, troppo bene conosciamo.

E ancora, percorrendo portati dalle telecamere la lunga navata dell’Abbazia di Westminster (su cui tante volte anch’io ho passeggiato, ma in solitudine e silenzio) e vedendo l’Arcivescovo incrociare altri recenti coniugi, Elton John e David Furnish, regolarmente sposati, come non pensare ad altri vescovi, altre situazioni?

Tradizione e modernità; allegria e disciplina; favola ed economia reale; Stato e famiglia...
Davvero, uno spettacolo rasserenante, pieno di fascino, incantevole!

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