giovedì 26 dicembre 2013

Calzoni, non madeleines





Natale é festa di memoria. 
Sarà per questo che ho cercato - e trovato, nelle pieghe del web -  questa immagine. Sono i "calzoni di ceci" lucani: pasta frolla (forse),sicuramente ceci, cacao, rum, zucchero e chissà cos'altro. 
Non si sapeva, non era compito nostro sapere. 

Apparivano l'antivigilia, il 23 in tarda mattina:le 11.00, forse mezzogiorno, ancora bollenti, fragranti. Dentro c'é mia nonna, il mio ritorno da scuola quando buttavo la cartella, strillando felice della lunga vacanza davanti, e poi c'era l'attesa:non si sapeva bene di che, ma bisognava aspettare, fiduciose. 
 
Insomma le mie "madeleneines", solo molto più buone e di personalità; peccato che io possa solo ricordarle e non comprarle, come poteva invece fare Marcel.

lunedì 4 novembre 2013

La voce umana è il luogo privilegiato della differenza: un luogo che sfugge a ogni scienza
R. Barthes 1986)

giovedì 30 maggio 2013

Franca Rame non c'è più.


Grandissima attrice e autrice del teatro italiano; ardita femminista; intrepida compagna di mille battaglie per i deboli, i poveri, gli ultimi; donna violentata e torturata per questo; coraggiosa denunciante di questo orrore che per molte sarebbe indicibile - lei lo ha rivissuto invece per sere e sere sui palcoscenici, affinché potesse servire - allegra, fantasiosa, ironica mattatrice; donna bellissima; compagna leale e affettuosa di Dario Fo, ultimo premio Nobel italiano per la letteratura ... se n'è andata ieri, a Milano.

A lei, che è stata tanta parte della vita delle donne che negli anni Sessanta, e poi Settanta e anche Ottanta, erano ancora bambine, o adolescenti, o giovani donne, dedichiamo due suoi pensieri, dal blog che con allegria e generosità ha continuato a scrivere anche nella recente malattia:

" Penso anche al mio funerale e qui, sorrido. Donne, tante donne, tutte quelle che ho aiutato, che mi sono state vicino, amiche e anche nemiche … vestite di rosso che cantano “bella ciao”.

e:

Caro Dario, tutto quanto ho scritto è per dirti che se non torno in teatro, muoio di malinconia..”.

Speriamo davvero che adesso sia tornata in teatro, chissà su quali tavole, chissà dove, a regalare ancora una volta i brividi e le emozioni di Maria alla croce, di Mistero Buffo oppure l’ironia della cicciona di La signora è da buttare, o il dispiacere, subito reso domestico, della moglie dell’operaio rapito e scambiato per Agnelli (“rapito? Oddio, m’ impicco, m’impicco … vabbé, m’impicco domani”)

martedì 30 aprile 2013

Ecco la foto della bottiglia

Roma Women Friendly
...e questa è la foto della mia "bottiglia", ovvero del mio librino, della mia "Guida di Roma per donne".

Uscita, solo io so come, da un 'estate soffocante, dai morsi allo spazio  del lavoro e  al tempo e sonno infiniti in casa la sera e la notte, e soprattutto da una sola mano che pigiava sulla tastiera, aiutata con cocciutaggine dal pollice, solitario a sinistra  (solo lui) e dal gomito destro.

Eppure, mi ha salvata dal dolore ingestibile dell'alba, dall'insonnia , dall'attesa di essere accudita nella sabbia  bagnata dell'infortunio; mi ha riconciliata con la mia città adottiva. Giusto presentarla.

sabato 20 aprile 2013

Il  Titanic affonda, la bottiglia invece è arrivata sulla spiaggia di carta

In questi giorni davvero drammatici, in cui assisto, insieme con milioni di italiani, e milioni di italiani di sinistra - qualunque cosa voglia dire - al cupio dissolvi della sinistra medesima;  al massacro in ordine sparso e ad "alzo zero" del fuoco amico (!) sulle elezioni per la Presidenza  della Repubblica, una delle poche sacralità  residue; all'implosione feroce del partito e di tutto quello che lo circonda; al siderale allontanamento del ceto politico da qualsivoglia realtà: sociale, economica, e pure dei propri aderenti, militanti, simpatizzanti...capisco che non solo la gioia e il dolore sono muti, ma anche lo sbigottimento, l'incredulità. Normale forse.

Nello stesso giorno in cui l'inaffondabile transatlantico partito da lontano sta per affondare, la mia bottiglia, lanciata nella scorsa estate nel mare dell'editoria web, emerge su una grande, grandissima spiaggia di carta: Feltrinelli, Mondadori, Einaudi, Amazon, insomma tutti gli editori:

Qualcuno lo mette pure già in offerta (!) perchè questa è settimana di sconti, qualcun'altro lo propone nella duplice veste: ebook e di carta . Inizia un altro viaggio.

martedì 26 marzo 2013

Sulla terza poltrona c'è una donna

E' trascorso un mese dalla tornata elettorale e il mutismo indotto dai primi risultati è stato, come si temeva, ulteriormente motivato dal consolidamento dei dati, e dalle forze che dovrebbero fronteggiarsi: avevo scritto "forSe", e mai lapsus fu più semplice da interpretare. 

Quali forze? 

In presenza di mollezze sparse, di risultati sconcertanti (non saremo mai pronti? non ci abitueremo dunque mai?...beh, spero proprio di no), di lungaggini incomprensibili, di ripicche neonatali (se i neonati facessero ripicche e non avessero  invece un comportamento razionale), di morti che ritornano e afferrano i vivi e di comitive in gita al Quirinale e in Parlamento, è accaduto che una donna si è seduta sulla terza poltrona tricolore, quella di Presidente della Camera.

Laura Boldrini, donna in gamba, dalla biografia "diversa" e di rispetto (conosciuta anche da me in tempi passati), ci è arrivata per esclusione, perchè, come dicono le compagne della Casa delle Donne :"...  i partiti sono così disperati che non sanno dove buttarsi, e dunque si attaccano  persino a noi donne ...!    

Però, intanto, ha detto molte cose belle e condivisibili e ricordo in particolare il riferimento alla violenza sulle donne, e che cambierebbe tutto se le donne fossero più presenti sul mercato del lavoro e se avessero più potere.

Andiamo avanti.



    

martedì 26 febbraio 2013

Il giorno dopo i risultati

Il giorno dopo i risultati delle elezioni politiche 2013 non scrivo nulla.

I dispiaceri, come le gioie, sono muti , e dunque taccio; il quadro politico ancora non è del tutto chiaro e l'assestamento delle prossime ore potrebbe pure far peggiorare il peggiorabile.

Ho scritto un positivo, fattivo, razionale  messaggio - incoraggiamento a chi  con me lavora per le donne e con le donne; qui invece, dove non mi legge nessuno, voglio scrivere due cose:

io l'avevo detto 1, ovvero la testa)

la mia competenza di vecchia sociologa (vecchia di anni e di esperienza) me lo faceva dire, all'inizio dell'avventura della campagna elettorale: i sondaggi autentici non esistono, i margini sono sempre troppo ampi, se no non sarebbe un sondaggio, ma altro...
Poi non l'ho ripetuto più perchè nessuno ama fare il grillo parlante.
Ma l'ho pensato, sempre, sperando che la sociologa sbagliasse;

 
io l'avevo detto 2, ovvero la pancia)

il mio istinto mi suggeriva che B. non era affatto morto, né un morto che cammina, ma uno zombie che li resuscita, i morti, e così è avvenuto.
"Ormai è finito, in agonia..." tutto il repertorio cimiteriale era, ahimé, sbagliato, la "pancia"  me lo diceva.
E non so ancora il perché, ma purtroppo aveva ragione

venerdì 22 febbraio 2013

Chi sono le candidate?




Noi di Snoq Roma, insieme con la Casa Internazionale delle Donne, abbiamo organizzato un incontro con le candidate alle prossime elezioni regionali, convinte di fare una cosa utile - dunque femminile al massimo- nel mare del chiacchiericcio che sempre accompagna le campagne elettorali. Stavolta poi Camera- Senato - Regioni!



Interrogate da una di noi, giornalista professionista, su temi per noi donne irrinunciabili e su cui chiediamo di impegnarsi, si sono esibite: qualcuna una bella sorpresa, qualcuna una delusione, qualcuna impreparata.
Molte attente alla "missione" che hanno in testa e meno alla presentazione di sé e del perché sono nell'arena, come troppo spesso le donne, specie le non-politiche-vere.
Ovunque, nella sala straripante e nei corridoi attigui,un "fermento circolare":  voglia di partecipare, di capire, di cambiare che i presenti,non solo donne, sembra condividano con le candidate.

Al termine dell'incontro le ha accompagnate un piccolo invito, che propone di incontrarci di nuovo, dopo 100 giorni dall'insediamento.

Per ora, una bellissima esperienza di lavoro femminile assieme, dentro Snoq: finalmente un "prodotto finito": come un dolce fragrante, cotto e mangiato caldo, come un difficile e prezioso ricamo indossato subito.

Per il resto: dita incrociate!

   

giovedì 14 giugno 2012

Sessanta senza mano

Oggi sono trascorsi esattamente sessanta giorni da quando vivo senza l'uso di una mano, e con il mio gusto delle ricorrenze (è un rito, e i riti si rispettano, diceva il Piccolo Principe) voglio ricordarlo qui.
Senza l'uso, la mano l'ho ancora, soprattutto ho tutte le dita.

Non era così scontato,  e nella sarabanda di chirurghi in cui sono stata, tutti rigorosamente del servizio pubblico, qualcuno aveva ipotizzato scenari foschi e certissimi, di perdita di parti... e alla mia angosciata domanda: "...e non ricrescono...?" la risposta: "...ma non siamo mica lucertole!" si è alternata con "...certo, siamo come le lucertole!" 

Così, io sono andata avanti come in un mare scuro, in cui ignoravo quando avrei finalmente potuto scendere a terra, e continuavo a navigare nell'ignoto, sapendo che sarei potuta approdare ovunque, a levante come a ponente; la mia mano pure andava avanti, per conto proprio, con grande lentezza e sempre avvolta da bende,come un neonato dell'800,come un faraone,dolente e irriconoscibile, ma viva e intera.

Uno stupido incidente, certo, ma quale incidente è intelligente e saggio?

Cose che ho imparato :

le mani servono entrambe, anche se a mancare è la mancina. Persino  scrivere al computer è difficile, con la penna sarebbe meglio . Molte cose semplici, vestirsi, mangiare, sono quasi impossibili, alcune impossibili del tutto, come tirarsi su calze e calzini.
La dipendenza dagli altri, se non si vuole vivere in tuta, è totale.   

Il gomito è fondamentale, un vero sostituto,con il gomito si possono fare tantissime cose: accendere il gas, spingere sedie e porte, stringere a sè oggetti da chiudere.
Anche la chiostra dei denti può fungere da presa, ma è molto più rischioso, se si lesionasse lei pure, sarebbe troppo, tutt'assieme.

Per quanto sia difficile appendersi a un sostegno qualsivoglia, in autobus, metropolitana e tram, e per quanto si abbiano bende e facce sofferenti, i maschi di qualunque età, non si alzano MAI; né se provengono da uffici dove sono stati sempre seduti, né se sono valorosi e vigorosi giovani, e nemmeno stranieri ormai integrati...tutti uniti in una espressione vacua, forse naturale.

Invece, questa è la mia esperienza, le donne si alzano SEMPRE, ed è confortante siano di varie età: giovani con piercing e cuffie, di media età con le borse (anche loro tornano dal lavoro) persino anziane e oltre....davvero confortante.

Cose che sapevo e avevo dimenticato

non si sbaglia mai, a sbagliare è sempre qualcun altro, anche nelle diagnosi;

la generosità,'umanità sono diffuse in modo equanime e sbucano e ti accolgono all'improvviso, quando sono più inattese, e prescindono da...quasi tutto; 

l'espressione "dare una mano" è...monca, ce ne vogliono almeno due     
          

mercoledì 6 giugno 2012

Silvia è andata via senza passare dal parrucchiere


Oggi Silvia se n'è andata. Ma non era pronta.

Dopo un periodo passato in ospedale, era uscita, stava meglio, era già a casa da oltre una settimana, e finalmente oggi si era decisa a uscire, a girare nel quartiere per le mille faccende sospese che noi donne sempre abbiamo, ed era passata anche dal parrucchiere per fissare un appuntamento.
Ma non ha fatto in tempo.

Penso che, ovunque sia ora, sarà di certo arrabbiatissima per essere rimasta così, con i capelli non in ordine, qualcosa che macchia la sua eleganza sempre molto particolare...
Silvia sempre curata ed elegantissima, con i suoi scialli etnici colorati, le sue camicie di seta, il suo bel bastone: uno scricciolo vigoroso e bizzoso.

Silvia era colta e aveva avuto una vita piena di cose: era cresciuta in Egitto e all'estero aveva poi vissuto, anche in altri Paesi. Cosmopolita,  colta e benestante, avrebbe potuto intraprendere una carriera da diplomatica, o da viaggiatrice, di cui aveva l'animo; invece, la sua generosità l'aveva spinta ad esplorare la grande avventura di lavorare per gli altri, quelli che hanno meno diritti e meno voce, spesso proprio perchè non hanno studiato, non hanno viaggiato, e non sono benestanti.
Per loro si era battuta, aveva lavorato, scritto sempre.

Da un po' di anni leggeva anche con noi "amiche di lettura e di libri" e aveva già annunciato che ci saremmo riviste il prossimo 2 luglio, ma neanche per questo ha avuto più il tempo.

lunedì 7 maggio 2012


Pollo alle prugne
                                                               
"Pollo alle prugne" è un film di Mariane Satrapi, con Isabella Rossellini, Chiara Mastroianni, Maria de Medeiros,  Mathieu Amalric. 

Si può narrare un abbandono, che condiziona una vita intera,  con un tono burlesco, con umorismo grottesco?

Si può mostrare una triste e insultante convivenza senza amore, neanche per i propri figli , con allegria e tenerezza ?

La morte, propria e altrui, con umorismo e ironia e bellissimi fumetti che irrompono all'improvviso?

Questo film lo fa .  
Marjane Satrapi è una bravissima disegnatrice di fumetti, un' iraniana riparata in Francia all’avvento di Khomeini,  che si è rifugiata dentro le accoglienti "bandes dessinées", prima francesi e poi internazionali (in Italia è  pubblicata da Linus).

L’apparizione del suo "Persepolis", trasformato anch'esso in un film, animato, fu un piccolo evento perché con lo stesso tono apparentemente leggero, di autobiografia infantile, narrava una tragedia personale e collettiva.  Anche questo film è tratto da un suo racconto, ed è ambientato a Teheran nel 1958.


Dire Teheran è riduttivo, perchè il film passa da un' immagine della città - e della bellissima casa di famiglia con giardino e fontane - a un ricordo, a un viaggio, a un sogno, a un fumetto -  uno solo -  che all’improvviso appare  e che serve a narrare un'antica leggenda. 

Il racconto segue i giorni di una settimana, e in questa settimana tutto arriva a conclusione, mentre il passato si srotola come un gomitolo e si mescola al futuro.






lunedì 12 dicembre 2011

11 dicembre 2011 dalla piazza!

La manifestazione di SNOQ? c'è stata, ventimila donne solo a Roma e centomila in tutta Italia e la contabilità risponde già a chi, come me, aveva pensato  (mentre preparava, stimolava, spingeva, allestiva per questa manifestazione delle donne, perchè non si ricadesse nel silenzio, che è il moderno dimenticatoio di ogni azione)  SENONORA...UN PO' PIU IN LA' !

Sarebbe stato meglio cioè uscire con politiche che fossero già consolidate, da parte del nuovo governo; meglio con richieste precise, da parte della "base" di questo movimento, che deve anche lei rafforzarsi...

E invece le domande sono state fatte, le ipotesi di lavoro (e di nessuno sconto, nemmeno per questa compagine governativa) pure, la memoria delle donne ferite, e morte, di lavoro ha trovato il suo giusto spazio, in una sintesi che è stata il filo conduttore  della manifestazione E ANCHE  del nostro intenso lavoro di questi pochi mesi: la voglia di unire.

"Non sentrti sola, ti aspettiamo in piazza" lo slogan scelto;  senza le donne il Paese non cambia, non cresce, non va da nessuna parte.

Noi lo sappiamo, ma è stato ribadito che deve essere questo il fondamento: delle politiche che dovranno essere  realizzate  a breve, delle rappresentanze (una donna- un voto: mai più "portatrici d'acqua"! ) della solidarietà intergenerazionale.

E poi, con la grande fantasia, creatività e allegria femminili, abbiamo anche cantato arie d'opera, suonato sul palco e pure in piazza; dove non mancavano i maschi, apparentemente pensosi...

Il cammino di SNOQ? continua:  non stiamo a guardare, a sperare, a lamentarci.
Da oggi siamo tornate a lavorare: per le donne, per tutti

lunedì 5 dicembre 2011

11 dicembre 2011, in piazza!

Si terrà a Roma una nuova manifestazione nazionale delle donne, il prossimo 11 dicembre La manifestazione è organizzata da SENONORAQUANDO : http://www.senonoraquando.eu/


La grande “manifestazione multipla” del 13 febbraio (la definizione è mia) si svolse, con fortissime adesioni, in molte città d’Italia. Io non c’ero, secondo me con buoni motivi; sono andata invece al successivo incontro di due giorni a Siena il 9 e 10 luglio, che ha consolidato il movimento e la sua attività : entrambe le scelte sono esposte qui nel blog.

Da luglio ho poi proseguito, contribuendo anch’io a fondare il Comitato romano di SNOQ, snoq.roma@gmail.com, ospitato dalla Casa internazionale delle Donne, http://www.casainternazionaledelledonne.org, che è sempre stata la sede storica dei movimenti delle donne.

Abbiamo creato gruppi di lavoro (pochi, per essere certe di farcela), in sostanza sui temi del programma di lavoro “partorito” a Siena: occupazione, welfare, rappresentanza politica , comunicazione.

Abbiamo deciso, dopo un acceso dibattito nazionale, di essere di nuovo in piazza. L’idea è nata prima che il Governo Berlusconi cadesse, dalla considerazione che pur lavorando a livello locale, fosse necessario ritrovare “l’evento”, poiché l’immagine conta, e molto.

Io sono stata fra quelle che più hanno dato voce però alla necessità di “essere” e anche di “avere”: avere non solo un’immagine, ma anche domande e risposte politiche. Col cambio di governo la nostra posizione si riformula, ma le esigenze non mutano, anzi si rafforzano.

Berlusconi ha fornito l’espressione estrema, grottesca, di una rappresentazione del femminile che è del nostro Paese; il Governo Monti costituisce un’apertura, lo ha mostrato con le sue nomine al femminile(ancora poche), e noi dobbiamo ribadire, subito, che sono le donne e i giovani la risorsa del futuro di tutti.

SNOQ è movimento e non partito, ma è oggi l’unico vero soggetto politico nazionale femminile, non avendo le donne una voce, una rappresentanza nazionale. Al tempo stesso crediamo che siano state di certo le tempeste finanziarie e le inchieste giudiziarie a provocare il crollo del Governo Berlusconi, ma che la prima spallata l’abbia data proprio il 13 febbraio la voglia di dire basta,con la voce delle donne.

Sarò un incontro, anche con l’aria plumbea che ci circonda, speriamo festoso. La piazza disponibile sarà ahimé Piazza del Popolo, temuta da noi tutte come troppo grande e piena di ricordi impegnativi (era quella delle migliaia e migliaia di febbraio, ce la faremo a riempirla di nuovo?) Un’idea a cui stiamo pensando, se praticabile, potrebbe essere quella di attrezzarla con sedie, per dare l’idea dell’incontro ….

Insomma, siamo in pieno fervore creativo, e chi è più creativo delle donne?

Siamo anche senza un euro e piene di cose da fare “ulteriori”, come sempre.

Per tutti questi motivi, prego tutte le lettrici ( ei lettori amici) di attivarvi il più possibile con le vostre reti, per diffondere la notizia : luoghi di lavoro, associazioni professionali, sindacato, circoli culturali, di lettura, politici, reti amicali, familiari e di solidarietà …. tanto le donne sono ovunque, e ovunque fattive.

La raccolta di fondi può realizzarsi facendo una donazione sul sito di SNOQ, anche per una cifra minima. A Siena si era addirittura sviluppata una rete di donne che offrivano alloggio nelle proprie case: a Roma non sarà necessario, ma sarà indispensabile altrettanta disponibilità e generosità!

Se ognuna farà da moltiplicatore, evitando di essere risucchiata dal nostro comune “quotidiano” che ha mille braccia peggio di una divinità indù, l’iniziativa riuscirà benissimo, e sarà un altro passo della nostra marcia, che ormai si è messa in moto!



martedì 15 novembre 2011

Note al margine

Coerente con l' affermazione precedente che le grandi gioie sono mute, e volendo però ancora scrivere nella scia del "FINALMENTE" , continuo qui a farmi prestare le parole.
Il mio contributo è quello di renderle in forma di domanda.

Citazione numero 1:
"E' stata alla fine una risata a seppellire la stagione berlusconiana "       (?)
(C. Maltese su "La Repubblica" del 13 novembre)

E qui c'è una lunga analisi  sul come e il perché in Italia si verifica "il passaggio di consegne dal re giullare al salvatore della Patria, un rito della storia italiana. Segna la fine del regno del carnevale e il principio del tempo forte e cupo della quaresima, illuminato dalla speranza della resurrezione.  

Il ritorno al principio di realtà si compie con un altro atto classico, l'eterno mattino dell'8 settembre italiano, in cui con un breve comunicato si ammette, dopo mille bugie,  che la guerra è persa."


Citazione numero 2:
"Per gli oltranzisti del berlusconismo morente dev'essere una ragione di speciale sofferenza il ruolo determinante di Napolitano in questo passaggio d'epoca .    (? )
(M. Serra su "La Repubblica" del 13 novembre)

 Che sia un capo storico del Pci, per giunta circondato da un larghissimo consenso popolare, a guidare il Paese fuori dal pantano nell'anno 2011, è qualcosa che alle orecchie di (...  ometto io i nomi, perchè de minimis non curat, ndr.) non può non suonare come una bestemmia.

L'anticomunismo italiano, insieme alle sue  tante ottime ragioni, ha avuto il torto di non capire che i comunisti, considerandosi parte determinante del patto costituzionale, avevano fortissimo il senso delle istituzioni e dello Stato. 
C'è qui poi una analisi  del ruolo dei suddetti negli anni del terrorismo, e così termina: ..."in circostanze per fortuna molto meno drammatiche, ma non meno gravi, capita nuovamente che siano quella scuola politica, e quello stile istituzionale, a esprimere un Capo dello Stato così rispettato e così rispettabile".  


Citazione numero 3:
"Berlusconi rimarrà tra noi come categoria dello spirito.    (?)    
(F. Merlo su "La Repubblica" del 13 novembre)

"Il berlusconismo è stato l'autobiografia della nazione, per dirla con Croce, (e qui c'è un errore, avendolo detto Gobetti, ndr )  non un accidente della storia. Non basta certo una giornata normale per liberarcene. C'è bisogno di anni di giornate normali."
















(M. Serra su "La Repubblica" del 13 novembre)

sabato 12 novembre 2011

FINALMENTE

In questa sera in cui anche l'inverno romano sembra tornare al suo posto e finalmente sembra un inverno vero, con un po' di freddo novembrino,  non il solito tepore molliccio, avviene FINALMENTE l'evento atteso da un tempo infinito, un tempo perso insieme con le speranze delle piazze di questi anni e delle parole e dei gesti che le accompagnavano: l'Unto del Signore è andato via.

E' entrato e uscito dal Quirinale da porte secondarie, e già il simbolismo di questo traffico automobilistico appare davvero  perfido: è cosi' che la Presidenza del Consiglio è diventata libera.

Intanto, nella piazza del Quirinale, sotto i Dioscuri, una piccola orchestra ha suonato l'"Allelujah" di Handel;  la gente ha ballato e cantato, assiepata in una folla giocosa, festante, sollevata, come a volte abbiamo visto in altre città di Paesi del medioriente, dell'Asia estrema, liberati da tiranni, da dittature, da guerre.

"...ora l'inverno del nostro scontento è reso estate gloriosa da questo sole di York, e tutte le nuvole che incombevano minacciose sulla nostra casa sono sepolte nel petto ..."

No, Skakespeare sarebbe troppo, è l'assonanza con l'inverno che lo ha richiamato, semmai è più adatta l'esclamazione di Roderigo di Castiglia- Togliatti: "........se n’è ghiuto, e soli ci ha lasciati...."

Certo, era riferita a Vittorini, e già questo basterebbe a scoraggiare qualunque paragone; infatti anche qui l'assonanza è solo sul suono della frase, abbastanza sgradevole e cattiva, maligna, da figurare adatta.

Insomma, devo affidarmi a improbabili citazioni, non ho le parole, non possono esserci, le grandi gioie sono mute. Del  resto fra analisi, lamenti, discorsi, molti anni sono trascorsi.

Ho voluto (io astemia) che brindassimo con un liquore (fatto da me) con i limoni del giardino del mare, serbato  per un'evento felice.
Anche il limoncello sembrava simbolico: autentico, genuino, persino dignitoso: le realtà che più sono mancate in questi anni.

venerdì 9 settembre 2011

per il welfare ci vuole l'esorcista

Dispiace che queste righe- poche - che seguono il precedente pezzo (o  post) che era così solare e speranzoso, non siano i colorati fili che avrei voluto, dopo l'assolata parentesi estiva, ma figureranno invece qui come nastri funerei.
Sento però come un vero obbligo quello di testimoniare, non l'indignazione, ma la necessità di chiedere un esorcismo.

Mi spiego.

Il Ministro (ah, quanto tempo è passato da quando, anche nella  tv, quella pubblica di Bernabei, quella che aveva il teatro il venerdi e i programmi in cui interveniva Mario Marenco che poteva chiamare signor Menisco il Ministro di turno) ahimé ebbene sì, il  Ministro del Welfare Sacconi ha raccontato la barzelletta che doveva illustrare la condizione dei sindacati di fronte alla possibilità di licenziamento, proposta da un recente emendamento alla manovra finanziaria "fai da te" di questi giorni.

Non intendo certo usare questo blog per un commento, perché la materia è troppo ignobile e non si può considerare: debbono esserci dei limiti!

Inoltre Adriano Sofri -  da me per nulla amato, né come scrittore né come personaggio pubblico  -  ha oggi scritto un articolo in merito, sul quotidiano "La Repubblica", che io giudico perfetto: lucido e freddo, senza sbavature e  senza una definizione di troppo,  inchioda con ogni sillaba: dunque è, secondo me, definitivo.
Da non perdere.

Scrivo perciò per un'integrazione- spiegazione a questa analisi di una grave nevrosi personale e, aggiungo io,  di assoluta immoralità privata e pubblica.

Il signor Ministro, del quale conosco anche, per motivi di lavoro, numerosi e ulteriori elementi di immoralità appunto privata e pubblica (che potrebbero sommarsi, ad esempio, anche alla  ignominia di aver inviato ispettori in ospedale quando la Englaro stava per spirare) è sì, come evidenzia Sofri, "sempre ispirato, di qualunque cosa parli, e ha un rancore fortissimo e invincibile", ma non prende "roba forte" anche se potrebbe essere una spiegazione.

Semplicemente, è invasato, è posseduto dal demonio: che esiste, ed è dentro di lui.

Da qui, la metafora  (metafora? che il Signore dei cattolici perdoni la cattolica Roccella, che l'ha definita tale!) sui conventi, il timore di blasfemia,  il bigottismo qua e là, del signor Ministro.

Eh, Lucifero è astuto, ma non può fare a meno di spuntare, sopra  o sotto la grisaglia ministeriale e i lunghi polsini bianchi; di vomitare bile verde; di  urlare; di mostrare lo zoccolo caprino....
Non può. Se no, perchè comprerebbe le anime, soprattutto quelle degli ex socialisti ex laici ex laburisti ex progressisti?
Non può.

Scrivo perciò per testimoniare il mio sgomento e per poter dire, quando sarà passata (perchè deve passare, deve.....) che io l'avevo detto.
Inoltre, se tra i miei dieci lettori (qualcuno in più di quelli di Manzoni) ce ne fosse uno che conosce un esorcista, o sa dove si possa rintracciare....

venerdì 29 luglio 2011

Nove e dieci (luglio)


Certo,  sarà difficile citare la "due giorni" di Siena chiamandola con le date della sua realizzazione (come si fa con  "il 13 febbraio", data a cui si attribuisce la "maternità" di quello che è accaduto dopo): se non altro per la sua lunghezza.

Io lo chiamerò "l'incontro di SNOQ" (almeno duemila donne in una sessione di lavoro, in cui si è anche riso, ballato, cantato e saltato) e questo acronimo sta per SENONORAQUANDO,  realtà promotrice e motrice.

Dentro, una rete di donne sorta dal nulla, i Comitati locali nati spontaneamente (dopo appunto il 13 febbraio), un comitato promotore nazionale, un'auto-gestione e auto-finanziamento completi , una città ospitante, una  femminile e senese catena solidale, che ha offerto gratuitamente duecento (200!) posti letto,  un'organizzazione perfetta che prevedeva video, collegamenti internet, altoparlanti che permettevano anche di ascoltare muovendosi, pasti  a prezzo calmierato, uno spettacolo notturno sotto lo stelle con un impeccabile e folle  quartetto d'archi tutto al femminile, letture, lacrime e risate.

Devo frenare l'entusiasmo per poter fare un'analisi comprensibile ma, nella mia percezione, è stretta la  congiunzione fra la razionalità delle lucida gestione professionale delle sessioni di lavoro e l'allegria colorata dell'invasione di Piazza del Campo al tramonto da parte di questa multicolore folla di donne, con palloncini (rosa), bolle di sapone e una vera banda musicale; le donne- sandwich  con i cartelli che formavano la domanda della due giorni : SENONORAQUANDO? e il boato "ADESSO!" punto esclamativo compreso.

Frastornati stranieri mi hanno chiesto,  incuriositi :  "What is it? What happens?" e io ho risposto: "women, we are women....!" Mi sembrava sufficiente, poi ricordando che forse potevano  non aver chiara la nostra condizione ho aggiunto: "women's pride!" che forse, avendo un'assonanza con il gay pride, un'eco l'avrebbe risvegliata ..... 

Si, c'ero anch'io. A febbraio no, mentre a Siena ho aderito con slancio.

Sui motivi del no ho scritto un lungo post.

Sui motivi del si, la spiegazione è che mi è parso subito, dalle notizie lette, dalla lettura del blog omonimo http://senonoraquando13febbraio2011.wordpress.com/ dai contatti con le organizzatrici, che fosse uno di quei fenomeni di potente autoconvocazione in cui passano sempre più le scelte politiche importanti, come è accaduto per i referendum,  e persino per gli irrituali risultati delle recenti elezioni.

Provo a sintetizzare:
  • un'organizzazione di lavoro autentica, seria, 3 minuti 3 per gli interventi di tutte, assicurati da un'implacabile trombetta e da implacabili coordinatrici che toglievano la parola a chiunque, politiche comprese, intervenute con le altre secondo l'ordine di iscrizione. Solo così sono riuscite ad intervenire 140 donne, peraltro accreditate negli ordinati tavoli predisposti alla bisogna
  • tutte le generazioni rappresentate, moltissime giovani e giovanissime, molte di età intermedia (una  accanto a me si è autodefinita "diversamente giovane" e mi è sembrato interessante), molte anziane, molte vegliarde.  Standing ovation per Lidia Menapace, per altro molto giovane lei pure
  • la riflessione prende molte strade, lontane da quella dell'uso del corpo (centrale invece a febbraio) : il lavoro anzitutto, quello che c'è e quello che non c'è; le dimissioni richieste in anticipo per maternità; la precarietà specifica femminile; bilanci di genere negli organi elettivi; congedi obbligatori di paternità; quote.        
E' un'autentica assemblea politica, in cui è molto presente l'indicazione verso una "inclusione", che qui assume il significato di "trasversalità dell'appartenenza politica" . Un percorso su cui per altro (e vivaddio!) si litiga, moderatamente, ma si litiga.
L' 'inclusione"  ha però sostituito l'ecumenismo di febbraio, e mi sembra un bel passo verso la costruzione di un "qualcosa" che vuole essere strutturato, organizzato, autonomo.

Da qui i fischi a tutte,  in misura diversa, ma proprio a tutte le politiche intervenute, che paiono sempre lontane, e sempre paiono evocare appropriazioni indebite e fuori tempo massimo di traguardi e proposte altrui.
Sono invece recuperate come "veicolo" di istanze, la cui agenda deve essere dettata però dalla famosa "base" la cui trama è qui fatta dai comitati locali di SNOQ: 120 finora.

La seconda giornata di questa festosa assemblea politica gira tutta attorno a questo tema fondamentale: come organizzare e dare forma a tutto ciò?

Altra innovazione (che a me personalmente fa molto piacere): è una docente universitaria a tirare le conclusioni, finalmente un'elaborazione intellettuale finalizzata, utile, immediata (e non mediata).

E allora: SNOQ è un soggetto politico, che attraverso un percorso politico ("usando il veicolo"  delle donne in politica e con alleanze appunto inclusive) intende determinare le scelte della politica.

Mi sembra un bel salto.

Le donne che si impegnano e sono uscite allo scoperto sono stufe di sentir definire "carsiche" le loro organizzazioni, le loro iniziative: vogliono essere visibili e riconoscibili.

E non per parlare solo di "conquiste" e obiettivi "femminili"; no, vogliono -e sanno - interloquire con l'agenda politica ed economica, col contesto di risorse scarse, di costi crescenti, in cui i pochi diritti acquisiti sono sempre messi in crisi.
Le donne hanno capito che occorrerà lottare molto,  non solo per poter incidere sulle decisioni  ma anche per modificare i criteri stessi di assunzione di quelle decisioni.

Mi è sembrata davvero una consapevolezza nuova, fondata su una sicurezza nuova, di cui molte cose fanno parte: abbiamo competenze maggiori, età e appartenenze diverse, ma il patto è, stavolta, fra donne, che affrontano temi di conflitto senza separarsi fra loro, che "includono" rispettando le diversità, pur di ottenere risultati.

E' una grande scommessa, che andrà al più presto verificata, dalla resa della struttura organizzativa (già a novembre ci sarà un nuovo appuntamento)  al raggiungimento di risultati e obiettivi, anche di breve e medio termine .

Nel web e nei circoli l'entusiasmo è altissimo, sulla convinzione che  SENONORAQUANDO?

giovedì 7 luglio 2011

Il libro "Cuore" è sempre con noi


Qualche sera fa c'è stata una rissa in un rione romano che guarda il Colosseo.

Il rione ha conservato le ottocentesche  strette vie che hanno ricalcato il reticolo della antica suburra, secondo la logica urbanistica prevalente a Roma, per cui nulla si crea e nulla si distrugge.
Il luogo ideale per una rissa, nell'assenza totale del doveroso controllo del territorio, soprattutto di un sabato sera alcolico come ormai è abitudine anche da noi. 

In questa rissa, nata e cresciuta sull'esigenza di picchiarsi e niente altro -  nessuna provocazione, nessuna vendetta, nessun motivo politico -  un giovane musicista  è stato ridotto in coma e tuttora la sua vita è sospesa, in un ospedale: forse sopravviverà, forse no.

Uno di quelli che hanno partecipato a ridurlo in quel modo  è un bambino vivacissimo e strafottente, dagli occhi neri, lo sguardo e l'andatura da furetto: è venuto a casa mia a giocare con gli altri compagni di scuola  passandomi di corsa davanti come una freccia, e quando gli ho detto: "...beh?" "eh...beh,ciao, Mamma di M!" mi ha risposto, abbassando lo sguardo, una dozzina di anni fa.

Frequentava le elementari in un istituto privato e gestito da suore, con mio figlio e con tanti altri bambini della stessa zona, ma già allora era un bambino uguale e diverso dagli altri : molto aggressivo, reagiva picchiando, e molto sveglio e vivace.

Il suo ambiente familiare era decisamente più difficile di quello degli altri; pure, mi sembrava un bambino amato e seguito, a suo modo.

Ma qual è il modo giusto?

Era molto invidiato dai suoi coetanei perchè lontano parente di un giocatore di serie A, parentela di cui ovviamente era fierissimo e per la quale poteva indossare la maglietta da calcio col suo nome con molto più "diritto" rispetto agli altri piccoli Totti  e finti Maldini in formato mignon.
 
A me era simpaticissimo, mi piaceva la sua intelligenza pronta, come la lingua, e il suo ritrarsi veloce quando lo si fissava.

Un pomeriggio orribile, quando il percorso scolastico stava per finire,  le religiose che gestivano la scuola ritennero loro dovere convocare le famiglie, compresa la sua, per soddisfare le richieste di qualche genitore, disturbato dalla sua aggressività.

Fu orribile davvero, un processo in pubblico, in cui erano le suore a distinguersi per la loro rigida intolleranza e il desiderio di espellere quel corpo estraneo, quel bubbone fastidioso che tanto sporcava il lindore della scuola.

Fui proprio io, che allora mi interessavo agli studi sull'inclusione, e avevo molte più illusioni, a fare un intervento, davvero appassionato, appunto sulla grande opportunità che abbiamo di includere; sulla ricchezza e la gestione della diversità, sul ruolo dell'educazione e dell'apprendimento reciproco...

Fui convincente perchè ero commossa e indignata, e a volte le emozioni trascinano per contagio, se non per  razionale convinzione.
Funzionò.

Quello che in quel momento serviva, cioè non escludere il bimbo, cacciandolo via da noi, avvenne.
Il piccolo "Franti" rimase con gli altri "Enrico" che popolavano la scuola.

L'ho poi perso di vista, sommerso come tutti dalla vita e dagli impegni; sapevo ogni tanto dai racconti di mio figlio, che lo incontrava appunto nel quartiere,  che non aveva seguitato negli studi come tutti gli altri, e un po' lavorava  nel locale di sua madre, un po' giocava al calcio.

E' riemerso così.

Le foto non le ho viste, ma ho letto le sue dichiarazioni che i quotidiani hanno riportato, e mi hanno riportato anche la sua voce, intatta, di quando si giustificava dicendo: ..."gli ho dato solo 'du pugni!"  però quando l'altro bimbo piangeva, piangeva lui pure ed era addolorato davvero, e diceva che gli era scappata, che non voleva, che gli dispiaceva, e "non ti eri fatto male, vero?,  mai più, mai più...."

Non  so niente di questa dozzina di anni trascorsi, ma non c'è stata nessuna inclusione, evidentemente.

I falsi calciatori  in miniatura sono tutti all'Università, e hanno diligentemente seguito il loro destino di "Enrico" della classe.
Anche il piccolo calciatore vero, il furetto intelligente, non è stato in grado di sottrarsi al suo di destino, di "Franti" appunto, che aveva trovato già scritto davanti a sé.

martedì 31 maggio 2011

L'hellzapoppin allegro del pomeriggio "in ballottaggio"

Ci sono pomeriggi - e  sere, che a questi pomeriggi seguono -  in cui gli avvenimenti della propria vita non cambiano,  i problemi forse crescono, le stanchezze aumentano.

Eppure, si è allegri.

E non si ha voglia di fare analisi raffinate, del perchè e del percome; e neanche analisi rozze.
Si ha voglia di cantare.

E le canzoni che vengono alla mente sono assurde, scampoli canori di scempiaggini miste: la prima è, chissà perchè,  "Son tornate a  fiorire le rose/ alla dolce carezza del sol/ le farfalle si inseguon festose...", Sanremo anni Cinquanta;  poi  "A' tazza e café", quella che fa : ...ohi Briggida/ na' tazza  'e cafè parite/ sotto tenite 'o zucchero/ ma n'coppa amara site/ma tant che aggia girà/ e tant che aggia vutà/ che 'o doce sott'a tazza/ fino 'mmocca m'addà arrivà " ; poi ..."Cambierà, vedrai che cambierà/non so dirti dove e quando/ma vedrai che cambierà..." ,Tenco anni Sessanta .

La mente mescola e il cuore canta.

In un Paese che sempre hellzappoppin è, ma stavolta allegro, si sentono echi di : "é una sberla/è una spallata/è un congedo, non organizzo il mio funerale"...?

Tra immagini di una Milano che sembra Napoli, con il Presidente della Regione Puglia che urla e si agita, come nella notte della taranta, ma su un palco davanti la bela Madunina, e di una Napoli che sembra Milano, senza roghi, senza botti, senza urla, tanto il Masaniello c'è comunque, appena eletto, e sembra lui sì a un funerale, è troppo commosso, dice.

E anche se la dittatura mediatica - che esiste, non è quella di Berlusconi, ma esiste - non ci mostra anche Trieste, anche Cagliari , e tutte le altre città dove pure la tracimazione insperata è avvenuta, ma ci racconta soltanto che la "liberazione" ha investito pure loro, senza farcele vedere,  pure ci si accontenta.
Si vorrebbe dilagare anche noi, liberi e liberati, ma ci si accontenta di far parte di questo l'hellzapoppin del caos allegro, e si canta.

lunedì 16 maggio 2011

La vignetta che avrei voluto scrivere io (5)

"Rifiuti"

Dal quotidiano "La Repubblica" ,  di ElleKappa, 10 maggio 2010 .

Le due solite donne sedute, una dice all'altra: " Il Presidente del Consiglio ha risolto il problema dei rifiuti" e l'altra: "Gli ha trovato un posto da sottosegretario"