martedì 31 maggio 2011

L'hellzapoppin allegro del pomeriggio "in ballottaggio"

Ci sono pomeriggi - e  sere, che a questi pomeriggi seguono -  in cui gli avvenimenti della propria vita non cambiano,  i problemi forse crescono, le stanchezze aumentano.

Eppure, si è allegri.

E non si ha voglia di fare analisi raffinate, del perchè e del percome; e neanche analisi rozze.
Si ha voglia di cantare.

E le canzoni che vengono alla mente sono assurde, scampoli canori di scempiaggini miste: la prima è, chissà perchè,  "Son tornate a  fiorire le rose/ alla dolce carezza del sol/ le farfalle si inseguon festose...", Sanremo anni Cinquanta;  poi  "A' tazza e café", quella che fa : ...ohi Briggida/ na' tazza  'e cafè parite/ sotto tenite 'o zucchero/ ma n'coppa amara site/ma tant che aggia girà/ e tant che aggia vutà/ che 'o doce sott'a tazza/ fino 'mmocca m'addà arrivà " ; poi ..."Cambierà, vedrai che cambierà/non so dirti dove e quando/ma vedrai che cambierà..." ,Tenco anni Sessanta .

La mente mescola e il cuore canta.

In un Paese che sempre hellzappoppin è, ma stavolta allegro, si sentono echi di : "é una sberla/è una spallata/è un congedo, non organizzo il mio funerale"...?

Tra immagini di una Milano che sembra Napoli, con il Presidente della Regione Puglia che urla e si agita, come nella notte della taranta, ma su un palco davanti la bela Madunina, e di una Napoli che sembra Milano, senza roghi, senza botti, senza urla, tanto il Masaniello c'è comunque, appena eletto, e sembra lui sì a un funerale, è troppo commosso, dice.

E anche se la dittatura mediatica - che esiste, non è quella di Berlusconi, ma esiste - non ci mostra anche Trieste, anche Cagliari , e tutte le altre città dove pure la tracimazione insperata è avvenuta, ma ci racconta soltanto che la "liberazione" ha investito pure loro, senza farcele vedere,  pure ci si accontenta.
Si vorrebbe dilagare anche noi, liberi e liberati, ma ci si accontenta di far parte di questo l'hellzapoppin del caos allegro, e si canta.

lunedì 16 maggio 2011

La vignetta che avrei voluto scrivere io (5)

"Rifiuti"

Dal quotidiano "La Repubblica" ,  di ElleKappa, 10 maggio 2010 .

Le due solite donne sedute, una dice all'altra: " Il Presidente del Consiglio ha risolto il problema dei rifiuti" e l'altra: "Gli ha trovato un posto da sottosegretario" 

martedì 3 maggio 2011

Vivere fra i beati



Ieri l’altro Papa Giovanni Paolo II, da soli sei anni defunto, è stato alacremente nominato “beato” dal suo successore Benedetto XVI.

“Finalmente beato!” strillava da un’edicola un giornale; forse si poteva renderlo beato ancora da vivo?

“Il Papa Santo! Il Papa Buono!”

In questo Paese, che quasi mai ha il senso della misura, del ritegno, del basso profilo, forse semplicemente della realtà, (per non ricordare il ridicolo), osserviamo una ricomparsa (forse“riapparizione”?) di riti pagani, forti anche in una religione come quella cattolica.

Dopo aver assistito alla santificazione di Padre Pio, secondo me il più rapido ritorno alla religiosità medievale degli ultimi tempi, credevo che l’attuale Papa, studioso, riservato, contenuto, proseguisse su un altro percorso, ma evidentemente è davvero difficile capire, per chi cattolico non è.

Certo, sono lontani i tempi in cui un Papa, Paolo VI, si interrogava, senza maiuscole né tournée in tutto il mondo, sul rapporto “… che vogliamo e dobbiamo avere con gli atei, persone che, nobilmente pensose, si interrogano sull’esistenza e sulla spiritualità, e con cui dobbiamo dialogare …”

Il dialogo con gli atei è pallidamente proseguito per altre vie, non certo papali né curiali; in compenso abbiamo assistito, in questi anni del pontificato polacco, ad esibizioni di una “religiosità muscolare”; al silenzio sulle reali sofferenze degli ultimi;  alla negazione della cura e della prevenzione di malattie come l’Aids in Paesi in cui è la prima causa di morte, mentre il primo messaggio papale – appena giunto nelle terre più miserabili, forte e chiaro - è stato sempre l’assoluto, perenne divieto di contraccezione, senza esclusioni, nemmeno per salvare la vita alle donne ….

Quante saranno le africane, convinte anche da questo messaggio, ora sottoterra?

Per carità, teniamoci sul leggero, anzi per pensare ad altro guardiamo i manifesti, che sembrano stendardi imperiali, col porpora e oro cesareo, lungo il percorso dei Fori appunto, il Colosseo, la Via sacra.
C’è scritto “Damose da fa’, semo romani !” e mi pare perfetta, un’icona doppia.

Icona del populismo del pontificato di Wojtyla , dell suo ammiccamento da poco prezzo.
Ricorda le lepidezze del prete che riunisce in canonica la domenica bambini e genitori : qualche calcio al pallone nel campo spelacchiato, qualche pacchetto di biscotti scaduti avanzati dalle calze che i bravi parrocchiani portano alla Befana.

Icona dell’idea di cultura della destra al potere, la destra de’ noantri, porchetta e becerume: la rappresentatività di un papato lungo un trentennio, condensata in una frase dal senso incerto, in compenso di sicuro la meno comprensibile da parte di uno straniero.
Però era quella in cui si faceva riferimento, anzi si ammiccava, a Roma .


Mi torna alla mente, come sempre e sempre più spesso, Flaiano: il più sulfureo e perfido cantore della volgarità della capitale, lui che fu sceneggiatore di Fellini, lui che abitò fra Montesacro e Ludovisi, lui che a trenta anni dalla morte rimane il più ironico, amaro, attuale.

Tornasse ad atterrare il suo "marziano a Roma"  … passerebbe anche stavolta dall’atterraggio al Pincio alla partecipazione a una giuria di artisti, a chiacchierare con Carlo Levi e Alberto Moravia, a essere ricevuto dal Papa, fra gli ultimi, il “signor Kunt, di Marte?"
Mino Maccari disegnerebbe e scriverebbe di lui : “O Roma o Marte!” ?

Certamente no, non esistendo più simili persone; forse andrebbe a “Porta a Porta” a dire la sua su Bin Laden e gli USA;  forse ammirerebbe il plastico della sua astronave.

Forse anche stavolta sarebbe “inchiodato sull’asfalto dal concerto di diavoli” che lo assalirebbe col suono fragoroso delle pernacchie, dopo aver gridato forte: “A marziano!...” ; forse, anche stavolta i fotografi a Ciampino gli direbbero; A marzià, te scansi…?

Certamente, anche stavolta, sarebbe ricevuto dal Sindaco in Campidoglio, che “…. si coprirebbe di ridicolo, parlando di Roma maestra di civiltà. Ci sono stati dei colpi di tosse, ma la gaffe era irreparabile.
Quando gli hanno offerto il diploma di cittadinanza onoraria, il marziano ha detto poche parole; ci aspettavamo maggior impegno da parte sua…..”

lunedì 2 maggio 2011

Matrimonio a Corte


In compagnia, pare, di 1 miliardo e 999.999.999 persone – come avranno fatto a contarle? – ho veduto il matrimonio del futuro re d’Inghilterra ieri l’altro, su quotidiani on line e tv, quasi tutto in differita, avendo impegni all’ora giusta, con mio grande rammarico.

E non è solo la considerevole compagnia avuta che me lo fa dichiarare.
E' l’incanto di una cerimonia perfetta e gentile, rassicurante pur nella massima pompa;  in quanto a questo non credo esista possibilità alcuna di inscenare spettacoli più scenografici di quelli che gli inglesi sanno rappresentare da secoli:  matrimoni, funerali, parate, col loro essere visionari e disciplinati, stravaganti e organizzati, perfetti nei modi e nei tempi.

Io sono anche fra quelli che, grati, ritengono che la Gran Bretagna ci abbia salvati dall'aggressione  dall' "Orco corso”, e anche in questo sono in buona compagnia: la sala da pranzo della "Apsley House", a Londra, che affaccia direttamente su Green Park, splendida residenza donata al Duca di Wellington dopo la vittoria a Waterloo, è colma di doni meravigliosi e preziosi offerti dai  numerosi e riconoscenti governanti europei, che avevano la mia stessa opinione.

Ritengo anche che - certo con buone alleanze - la Gran Bretagna ci abbia salvati pure dal nazismo e dal fascismo. A leggere ora i dispacci conservati, sempre a Londra, nell’ex gabinetto di guerra di Churchill di fronte il Parlamento, si  prova imbarazzo, dato che si parla di popolazioni liberate dall'oppressione fascista, non certo di popolazioni fasciste per un ventennio....ma questo, come la riflessione sull'attuale stato della nostra democrazia, porterebbe lontano.

Il matrimonio, dunque, perfetto e splendido spettacolo coloratissimo, con i rossi prevalenti, fra giacche da alta uniforme, palloncini di bambini, trombe e cavalieri.
Le folle erano enormi, strabocchevoli e ridenti, cosa c’è di meglio ?

Di meglio può esserci lo “street party” e infatti c'erano, in tutta la capitale, da Brick Lane, ex malfamatissimo quartiere multietnico, a Downing Street: tutti hanno mangiato in tavole apparecchiate, stavolta con colori patriottici, quello che tutti avevano  preparato e portato; e poi giochi per bambini, bevande alcooliche e non, bandierine, couscous e muffins assieme, sfidando, come persino il "Sole 24"ore ha ricordato, "il tempo incerto e il cinismo degli indifferenti".

Un modo allegro e civile di mostrare il loro community spirit,  un coinvolgimento generale, fra carrozze e landò, che solo una monarchia millenaria e il suo forte legame con i cittadini può evidentemente realizzare senza sfiorare il ridicolo.

Due cose mi hanno in particolare colpita:
la spontaneità di giovani che pur sotto lo sguardo di miliardi di occhi e il peso della regalità, innata o acquisita, conservavano la semplicità di quelli che potrebbero essere i nostri figli, nipoti, cugini : i due fratelli che chiacchierano scherzosi fra loro andando all’altare; i nubendi che si scambiano sorrisi e parole d’intesa quando qualunque protocollo matrimoniale, anche borghese, non solo quello reale, lo vieta …

E poi la meravigliosa, antica, eterna, innata eleganza che davvero sembra indistruttibile, lontana le mille miglia dallo sbracamento, dalla volgarità, dall’approssimazione, dall’ignoranza che ai nostri giorni, sotto le “nostre” latitudini, troppo bene conosciamo.

E ancora, percorrendo portati dalle telecamere la lunga navata dell’Abbazia di Westminster (su cui tante volte anch’io ho passeggiato, ma in solitudine e silenzio) e vedendo l’Arcivescovo incrociare altri recenti coniugi, Elton John e David Furnish, regolarmente sposati, come non pensare ad altri vescovi, altre situazioni?

Tradizione e modernità; allegria e disciplina; favola ed economia reale; Stato e famiglia...
Davvero, uno spettacolo rasserenante, pieno di fascino, incantevole!