mercoledì 22 luglio 2015

Fiorucci, la libertà sotto i putti vittoriani

Ieri Elio Fiorucci se n'è andato, e voglio ricordarlo qui con simpatia, gratitudine, affetto .

Gia, perché almeno quaranta anni fa -  ben prima dei vari Moschino, Desigual, Custo-Barcelona -  ha rappresentato la vera esplosione della fantasia (delle stoffe) al potere, e di stoffe di ben più alta qualità rispetto a quelle usate  dagli stilisti qui citati.

Il negozio di Fiorucci era una novità vera, una fanfara che esplodeva in mille disegni, accostamenti, colori mai visti prima, che  liberavano noi giovani donne (e  ragazze e  adolescenti), che finalmente avevamo da poco acquisito  il potere di entrare in un negozio, e  di scegliere da sole  qualcosa da indossare, dalla scelta obbligata:  gonna sportiva, chemisier, pantalone blu su- cui -va- tutto.

Il negozio anzitutto, il mitico spazio di Galleria Passarella, a san Babila a Milano: tutto rosa confetto (diventato poi uno dei colori tipici del marchio; dunque potevamo indossarlo, se ci piaceva, anche noi che non eravamo più neonate),traboccante musica pop e  luci.
Il negozio darà poi dipinto da Keith Haring, ed era un incrocio fra la Londra di Biba e Mary Quant  e una ironicissima rivisitazione dell'America degli Anni Cinquanta, con le sue innocenti pin up:  ma era italiano. 

C'erano le minigonne, i collages di pelliccia e denim, le prime "ballerine"; gli angeli avevano gli occhiali; le felpe non erano blu ma decorate come fumetti; gli abiti non beige ma un tripudio di fiori multicolori; i bracciali di caucciù; i costumi di gomma.

Anche le nostre belle produzioni italiane di paglia,cotone, rafia erano però esaltate, e indossare magliette (che nessuno chiamava ancora the shirt ) con mille scritte, non più solo "bianco- ospedaliero" era finalmente un piacere liberatorio.

Anche chi non abitava a Milano poteva "vestirsi Fiorucci", perchè Fiorucci era un creativo visionario e non un sarto- stilista, e dunque democraticamente apriva spazi un po' ovunque.

Quindi anche noi non milanesi potevamo conoscere e indossare, adattandola a ognuno di noi, la sua creatività libera e selvaggia, imprevedibile e citazionista, che saltava fra mondi paralleli che neanche conoscevamo: Andy Wharol, che per lui scriveva,  Oliviero Toscani, che fotografò per lui, Ettore Sottsass, che aveva allestito il suo negozio di New York e persino una giovanissima Madonna, che comprava lì, dove suo fratello era commesso, i braccialetti del  suo primo look.

Per esaltare ancora più la creatività, che sempre è anche contraddittoria, il logo di Fiorucci è l'immagine classica di due putti vittoriani, uno bruno e uno biondo. 

I putti rappresentano il vero spirito e anima del marchio: la creatività gentile, l'eleganza della nostra vecchia cultura e dei suoi simboli, rinnovata in un presente libero e allegro, colorato e positivo.
Come non essergli grati, come dimenticarlo?  

domenica 19 luglio 2015

Sbattere nei sogni

 

Torno un paio di settimane fa da uno dei miei abituali viaggi nella mia adorata Londra (questo era quello per vederla all'inizio dell'estate) con una ferita sulla tempia sinistra, procurata - davvero un paradosso! - da me stessa per eccesso di attenzione al traffico (che lì è "a rovescio", non mi abituo mai, anzi debbo evitare ogni volta di morire sotto un amato bus rosso a due piani!)

E' stata, nella mia curiosità inesauribile, tutto sommato un'esperienza di bellissima solidarietà femminile (una giornalista che mi medica e accudisce per strada e poi nella sua redazione; straniere varie in aeroporto..)

Di un'altra cosa sono poi contenta, anzi felice, ed è quello che mi gira e rigira nella testa, da quando sono in Italia, ed è  il ricordo di quello che Nonna Annamaria chiedeva,a noi bambine, a me soprattutto,sempre malconcia, sempre arrampicata da qualche parte e sempre ferita: "Hai battuto ne li suonni?"

E lo chiedeva ansiosa, perchè sbattere la testa, la tempia, là dove i sogni nascono,  era pericoloso, pericolosissimo: si perdeva l'equilibrio, la memoria, non si sapeva come si sarebbe rimasti...

Sbattere nei sogni è una verità scientifica, un'evidenza medica: è un punto pericoloso della tempia, è un pugno proibito nella boxe...per me è stato un grande piacere ricordarlo, e quest'espressione così bella, così tenera, così fantasiosa e delicata ancora è con me, e mi accompagna.