martedì 15 novembre 2011

Note al margine

Coerente con l' affermazione precedente che le grandi gioie sono mute, e volendo però ancora scrivere nella scia del "FINALMENTE" , continuo qui a farmi prestare le parole.
Il mio contributo è quello di renderle in forma di domanda.

Citazione numero 1:
"E' stata alla fine una risata a seppellire la stagione berlusconiana "       (?)
(C. Maltese su "La Repubblica" del 13 novembre)

E qui c'è una lunga analisi  sul come e il perché in Italia si verifica "il passaggio di consegne dal re giullare al salvatore della Patria, un rito della storia italiana. Segna la fine del regno del carnevale e il principio del tempo forte e cupo della quaresima, illuminato dalla speranza della resurrezione.  

Il ritorno al principio di realtà si compie con un altro atto classico, l'eterno mattino dell'8 settembre italiano, in cui con un breve comunicato si ammette, dopo mille bugie,  che la guerra è persa."


Citazione numero 2:
"Per gli oltranzisti del berlusconismo morente dev'essere una ragione di speciale sofferenza il ruolo determinante di Napolitano in questo passaggio d'epoca .    (? )
(M. Serra su "La Repubblica" del 13 novembre)

 Che sia un capo storico del Pci, per giunta circondato da un larghissimo consenso popolare, a guidare il Paese fuori dal pantano nell'anno 2011, è qualcosa che alle orecchie di (...  ometto io i nomi, perchè de minimis non curat, ndr.) non può non suonare come una bestemmia.

L'anticomunismo italiano, insieme alle sue  tante ottime ragioni, ha avuto il torto di non capire che i comunisti, considerandosi parte determinante del patto costituzionale, avevano fortissimo il senso delle istituzioni e dello Stato. 
C'è qui poi una analisi  del ruolo dei suddetti negli anni del terrorismo, e così termina: ..."in circostanze per fortuna molto meno drammatiche, ma non meno gravi, capita nuovamente che siano quella scuola politica, e quello stile istituzionale, a esprimere un Capo dello Stato così rispettato e così rispettabile".  


Citazione numero 3:
"Berlusconi rimarrà tra noi come categoria dello spirito.    (?)    
(F. Merlo su "La Repubblica" del 13 novembre)

"Il berlusconismo è stato l'autobiografia della nazione, per dirla con Croce, (e qui c'è un errore, avendolo detto Gobetti, ndr )  non un accidente della storia. Non basta certo una giornata normale per liberarcene. C'è bisogno di anni di giornate normali."
















(M. Serra su "La Repubblica" del 13 novembre)

sabato 12 novembre 2011

FINALMENTE

In questa sera in cui anche l'inverno romano sembra tornare al suo posto e finalmente sembra un inverno vero, con un po' di freddo novembrino,  non il solito tepore molliccio, avviene FINALMENTE l'evento atteso da un tempo infinito, un tempo perso insieme con le speranze delle piazze di questi anni e delle parole e dei gesti che le accompagnavano: l'Unto del Signore è andato via.

E' entrato e uscito dal Quirinale da porte secondarie, e già il simbolismo di questo traffico automobilistico appare davvero  perfido: è cosi' che la Presidenza del Consiglio è diventata libera.

Intanto, nella piazza del Quirinale, sotto i Dioscuri, una piccola orchestra ha suonato l'"Allelujah" di Handel;  la gente ha ballato e cantato, assiepata in una folla giocosa, festante, sollevata, come a volte abbiamo visto in altre città di Paesi del medioriente, dell'Asia estrema, liberati da tiranni, da dittature, da guerre.

"...ora l'inverno del nostro scontento è reso estate gloriosa da questo sole di York, e tutte le nuvole che incombevano minacciose sulla nostra casa sono sepolte nel petto ..."

No, Skakespeare sarebbe troppo, è l'assonanza con l'inverno che lo ha richiamato, semmai è più adatta l'esclamazione di Roderigo di Castiglia- Togliatti: "........se n’è ghiuto, e soli ci ha lasciati...."

Certo, era riferita a Vittorini, e già questo basterebbe a scoraggiare qualunque paragone; infatti anche qui l'assonanza è solo sul suono della frase, abbastanza sgradevole e cattiva, maligna, da figurare adatta.

Insomma, devo affidarmi a improbabili citazioni, non ho le parole, non possono esserci, le grandi gioie sono mute. Del  resto fra analisi, lamenti, discorsi, molti anni sono trascorsi.

Ho voluto (io astemia) che brindassimo con un liquore (fatto da me) con i limoni del giardino del mare, serbato  per un'evento felice.
Anche il limoncello sembrava simbolico: autentico, genuino, persino dignitoso: le realtà che più sono mancate in questi anni.